La pittura rinascimentale: il caso di Carlo Crivelli nelle Marche

Carlo Crivelli nasce a Venezia probabilmente intorno al 1430, figlio d’arte di padre pittore, sebbene affatto noto.

Già autonomo economicamente, intreccia in gioventù una storia d’amore con una donna già sposata, fino ad instaurare una convivenza con lei. Trascinato in tribunale, probabilmente dal marito abbandonato, la vicenda termina con la condanna di Crivelli.

La maggior parte degli studiosi concorda che da questo fatto  scaturisca l’abbandono di Venezia da parte dell’artista.

Dopo un breve soggiorno in Dalmazia, a Zara, Carlo Crivelli arriva nelle Marche, dove resterà per tutta la vita, pur con spostamenti all’interno della regione, testimoniati dalle varie opere disseminate.

Lo stile personale del Crivelli

Le Marche gli offrono ospitalità, ma al tempo stesso lo portano lontano dalle principali correnti pittoriche toscane e venete dell’epoca.

In questa sorta d’isolamento, sebbene spesso dipinga insieme al fratello minore Vittore Crivelli, l’artista individua un proprio percorso artistico senza mai adagiarsi nei risultati raggiunti.

Universalmente considerato un instancabile ricercatore di bellezza stilistica, è capace di innovare la ricchezza della pittura tardo gotica con le novità rinascimentali.

I dipinti eleganti a tempera ed oro, curati e ricchi di decorazioni e preziosi indumenti  indossati da Santi e Vergini rappresentati, accolgono la prospettiva come elemento di innovazione.

In giro per le Marche a caccia di commesse: Carlo Crivelli e i polittici

L’opera “d’esordio” nel territorio delle Marche è il “Polittico di Porto San Giorgio”, commissionato da un rifugiato albanese a Porto San Giorgio.

Poi, ad Ascoli, Crivelli trova la sua seconda patria e realizza qui molte delle sue opere come “L’Annunciazione di Ascoli” o il “Polittico di Sant’Emidio”.

L’Annunciazione di Ascoli, purtroppo all’estero al pari di molte altre sue opere, rappresenta per molti la massima espressione del talento del Crivelli.

La prorompente prospettiva delle architetture unita all’uso sapiente di simboli iconografici non distrae l’artista dalla rappresentazione di figure arricchite da ori, dettagli, decorazioni e ricchi abiti, dando vita ad una felice sintesi della sua arte pittorica.

Seguendo le opportunità di lavoro si sposta a Montefiore per l’omonimo polittico, ma anche a Massa Fermana, San Severino Marche, Camerino; di borgo in borgo, laddove signori ed istituzioni religiose gli offrono commesse.

Tra le opere ancora oggi presenti sul territorio da non perdere sono la “Madonna col Bambino” a Palazzo Bonaccorsi di Macerata, la “Madonna che allatta il Bambino”  presso la pinacoteca di Corridonia, il “Trittico di Montefiore” presso l’omonimo borgo nonché il “Polittico di Monte San Martino” attribuito alla collaborazione a quattro mani col fratello Vittore.

Ultima tappa la città di Ascoli che l’ha accolto come suo cittadino, per ammirare il “Polittico del Duomo”  custodito presso la Cattedrale di Sant’Emidio.

Sempre ad Ascoli troviamo la “Madonna di Poggio di Bretta” al museo diocesano, piuttosto che i due “Trittici di Valle Castellana” presso la Pinacoteca cittadina.

 

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