Pittura nelle Marche di inizio ‘900: dal verismo all’art noveau

La pittura nelle Marche di inizio ‘900 può essere scoperta partendo da alcuni esemplari interpreti, contribuendo a farci scoprire angoli semi sconosciuti del nostro territorio.

Mentre i famosi scrittori italiani Verga e Capuana fondavano la corrente letteraria del verismo e la rendevano  nota in tutta Europa, il contemporaneo verismo in pittura risulta molto meno popolare e conosciuto.

L’eredità positivista e il racconto del vero in pittura trovano un interprete marchigiano ancor meno noto: Ludovico Spagnolini (n. 1858 a Monte Urano).

Autore di alcuni dipinti raffiguranti scorci paesani e ritratti familiari, realizza il dipinto “Fata premunt” per l’esposizione alla Biennale di Torino del 1919.

Il dipinto immerge l’osservatore nel disperato realismo di un quadro familiare, dipinto molto bello che è possibile ammirare presso la sede municipale di Monte Urano.

Da Monte Urano passiamo ora ad Ascoli Piceno.

Caffè Meletti di Ascoli Piceno, gli interni e le pitture decorative liberty

Il caffè Meletti di Ascoli Piceno è un caffè storico italiano che si affaccia sulla splendida Piazza del Popolo.

L’edificio fu progettato dall’Ingegner Marco Massimi a fine 1800 nell’area della vecchia dogana, come sede dell’ufficio postale e telegrafico di Ascoli Piceno.

Nel 1903 l’industriale Silvio Meletti acquistò l’immobile all’asta e lo trasformò in punto vendita dei suoi prodotti (tra cui la ben famosa Anisetta Meletti ancora oggi eccellenza marchigiana) e quindi in caffè, che venne inaugurato il 18 Maggio 1907.

Qui si incontrava la bella società dei ruggenti anni di inizio ‘900 per parlare di affari gustando l’anisetta con “la mosca”.

La trasformazione architettonica fu affidata all’ingegnere Enrico Cesari, di famiglia ascolana esponente della nascente borghesia locale.

La sistemazione degli interni, le linee curve di sovra porte e gli elementi di arredo fanno eco alle gradevolissime pitture dell’ascolano Pio Nardini donando un’ avvolgente atmosfera liberty a questo locale.

Il pittore, già all’epoca noto e stimato affrescatore, infatti, decora a tempera il soffitto della sala principale immortalando i motivi curvi e floreali della nuova arte, già consacrata nell’esposizione di Parigi del 1900.

Domenico Ferri, le Marche tra verismo e art nouveau

A cavallo tra vecchio e nuovo secolo Domenico Ferri (n. 1857 a Castel di Lama) sviluppa un personale percorso artistico rappresentando esemplarmente lo snodo tra correnti artistiche dell’epoca.

Sulle orme del maestro Domenico Morelli aderisce inizialmente alla scuola verista.

Accademico di Belle Arti prima a Bologna e poi all’Accademia di Milano, riesce a percepire il cambio dei tempi dettato dall’industrializzazione di inizio secolo e dalla crescita economica.

Anche l’arte, come ovvio, partecipa a questi cambiamenti evidenti anche nella società marchigiana, che esprime una nuova borghesia imprenditoriale.

In questo quadro Domenico Ferri, realizza ad Ascoli, tra le altre opere, un gruppo di affreschi presso il Palazzo del Governo, sede della provincia.

Qui Ferri dipinge paesaggi del piceno racchiudendoli in cornici di stucco quasi ellittiche di gusto tipicamente liberty.

Al centro di ciascuno dei tre affreschi, siede una figura femminile su un trono arricchito di elementi naturali con rami ricurvi raccolti alla sommità in un trionfo di foglie.

L’ispirazione classica interpretata secondo i canoni del liberty raggiunge un livello eccellente.

Adolfo De Carolis e le pitture del Palazzo del Governo di Ascoli Piceno

Negli stessi anni diviene famoso il conterraneo Adolfo De Carolis (n. 1874 a Montefiore dell’Aso).

Inizialmente seminarista si diploma poi all’Accademia delle Belle Arti di Bologna e successivamente frequenta la Scuola di decorazione pittorica  del Museo Artistico Industriale.

Nelle Marche lavora dapprima a Villa Brancadoro ed in seguito, nel 1907, De Carolis partecipa appunto alle decorazioni del Palazzo del Governo.

Un’architettura molto più lineare e geometrica incornicia figure rinascimentali nell’Allegoria del piceno, dove il pittore ne celebra la laboriosità, così come nel dipinto dell’Allegoria delle città di Fermo e di Ascoli Piceno.

Da marchigiano ben coglie in quest’ultimo dipinto la rilevanza storica dei due capoluoghi del sud delle Marche e la ricchezza portata dalle rispettive virtù.

Stilisticamente De Carolis non si sente affatto un interprete del Liberty ma rivendica invece la tradizione rinascimentale.

Tuttavia la formazione artistica e la cultura dei tempi non  gli sono indifferenti e la “modernità” della nuova arte traspare comunque dalle opere, seppure in una più personale interpretazione.

Mentre è possibile l’ingresso al pubblico al Comune di Monte Urano ed il libero accesso al Caffè Meletti, non è possibile l’accesso agli interni del palazzo della Provincia. Auspichiamo che queste opere possano essere al più presto rese fruibili, affinché si possano ammirare questi capolavori di pittura nelle Marche.

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