Sciò la Pica, a Monterubbiano nelle Marche

Sciò_la_picaSciò la Pica a Monterubbiano nelle Marche, è la più antica tradizione culturale del territorio fermano e probabilmente di tutte le Marche.

Sciò la Pica trae le sue origini dal rituale della Primavera Sacra quando giovani sabini, costretti a lasciare la propria terra per voto agli Dei, arrivarono in questa parte dell’Italia centrale seguendo il volo di un picchio.

Il picchio o “pica”, uccello sacro al Dio Marte, già animale leggendario presso i Sabini, guidava la migrazione di queste tribù e fu elevato a simbolo totemico dal popolo dei Piceni, costituito appunto dalle genti sabine che, a seguito dell’espansione demografica, andavano a colonizzare nuovi territori.

In una sorta di archeologia culturale, tradizioni successive si sono probabilmente innestate sull’iniziale festa pagana: dapprima elementi del periodo romano, poi innovazioni apportate nel periodo medievale (con forte caratterizzazione cristiana) hanno modificato ulteriormente la festa, permettendone la sopravvivenza fino ai giorni nostri.

In ambito cristiano Sciò la Pica diventa la Festa di Pentecoste e se ne trova la testimonianza nel gruppo degli Zappaterra che sfila in coda al corteo, i “Guazzarò”: popolani vestiti di una tunica bianca legata in vita con un fazzoletto rosso al collo e da un cappello di paglia in testa. Uno di questi trasporta un ciliegio al quale è legata una pica e, mentre alcuni muniti di canne e zappe vanno a infastidire il pubblico che assiste alla sfilata, un altro, al grido di “sciò la pica”, sbruffa improvvisamente sulla folla il vino sorseggiato da “lu trufu”.

Anche i Baccanali, festeggiamenti del martedì dopo il giorno di Pentecoste, che si svolgono nel corso della festa di Sciò la Pica, riportano sicuramente gli echi dei lontani riti pagani praticati dai Piceni.

L’Armata di Pentecoste, guidata da un Capitano e formata da giovani in uniforme muniti di spade e alabarde, è una componente che si fa risalire al Medioevo quando, nel periodo comunale, durante la Pentecoste, il paese non era sottoposto all’autorità politica e godeva di esenzioni da tasse e dazi e vedeva arrivare in paese pellegrini e visitatori. L’armata, costituita dai giovani delle Quattro corporazioni di arti e mestieri del paese, provvedeva a garantire l’ordine in questo periodo mentre sulla torre del paese sventolava la bandiera simboleggiante l’autonomia del Comune.

La sfilata di Sciò la Pica, che si svolge il mattino del giorno di Pentecoste, è caratterizzata dall’offerta dei ceri alla Madonna del Soccorso di cui si parla negli statuti comunali del 1500, quando questo cerimoniale fu probabilmente introdotto dall’autorità comunale allo scopo di “annacquare” i molteplici aspetti pagani e popolari della festa.

La rivalità tra le corporazioni si accende nel pomeriggio di Pentecoste, quando si svolge la Giostra dell’anello durante la quale i quattro cavalieri, uno per ogni corporazione, si sfidano in una giostra lanciandosi al galoppo con una lancia in mano verso alcuni anelli sospesi. Conseguiva e consegue la vittoria il cavaliere che, al netto di eventuali penalità, centra il maggior numero di anelli.

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