Sibilla, storia e miti delle Marche

Sibilla Appenninica o Regina Sibilla è una figura mitologica e leggendaria raccontata in opere medievali del 1400, sicuramente innestate su una fortissima tradizione orale popolare di cui si rileva ancora traccia.

Sibilla, la maga incantatrice di Montemonaco

Siamo sui leggendari monti Sibillini, in un antro sperduto vicino Montemonaco: questa la scena del mito. Nel medioevo frequentano queste terre strani personaggi come maghi, streghe e negromanti.

La fama della Sibilla si è talmente radicata da richiamare da tutta Europa studiosi ed avventurieri dell’epoca.

Così nel “Guerin Meschino” di Andrea da Barberino nel 1410, si narra appunto del povero cavaliere che parte alla ricerca degli sconosciuti genitori. Arrivato tra mille difficoltà al cospetto della Sibilla, tuttavia, la maga si guarda bene dal rivelargli ciò che desidera. Al contempo tenta in ogni modo di portare il Meschino al peccato. Il cavaliere rinuncia infine, abbandonando l’antro. Si reca a Roma implorando il perdono papale che gli sarà concesso in cambio della sua opera a tutela dei pellegrini sul cammino di Santiago.

De La Sale a Montemonaco e il mito della Sibilla

Ecco ancora la Sibilla nell’opera letteraria “La Salade” di Antoine de La Sale. Verosimilmente arrivato sul posto, il de La Sale descrive accuratamente la grotta, la cui presenza è storicamente documentata (anche se oggi perduta). Egli, però, non ha l’animo di proseguire oltre l’ingresso mentre i cinque giovani di Montemonaco che lo accompagnano, attrezzati come speleologi dell’epoca, procedono oltre. Scendono per lo stretto cunicolo che poi si apre in un ampio corridoio. Nel buio pesto le fiaccole disegnano ombre paurose sulle pareti , fino ad arrivare ad una fessura dove un vento fortissimo irrompe, spegnendo le fiaccole e terrorizzando i giovani che tornano indietro.

Ma lo scrittore raccoglie anche notizie sul posto e riporta che un singolare monaco chiamato Antonio Fumato, ha accompagnato due tedeschi oltre la vena ventosa e fino alle porte di ferro che i due visitatori hanno varcato senza fare ritorno.

Lo stesso monaco racconta inoltre di un cavaliere tedesco e del suo servitore che sono giunti al cospetto della Sibilla rimanendo nella sua grotta per 330 giorni. In questo periodo si sono abbandonati all’amore demoniaco delle damigelle della Sibilla, godendo fino al limite della possibilità di tornare indietro. Di fronte alla prospettiva di rimanere alla corte della Sibilla ed incorrere nella dannazione, escono e si recano dal Papa anch’essi ad implorare il perdono per la loro condotta. Vistoselo negare, rientrano nella grotta decisi a perdersi nei piaceri del regno della Sibilla, senza far più ritorno.

La Sibilla , maga demoniaca o profetessa?

Come spesso accade le cose cambiano, ed anche la Sibilla muta nei secoli la sua figura. Nonostante gli episodi letterari medievali, infatti, la religione cristiana ha già tentato fin dai primi secoli di estirpare in tutti i modi i culti oracolari e le credenze popolari preesistenti. Come abbiamo visto ciò non sempre viene coronato da un completo successo.

Testimonianza di questo tentativo di “conversione delle sibille” possiamo comunque trovarla nel territorio dei Monti Sibillini presso il Santuario della Madonna dell’Ambro. In questo santuario caro ai marchigiani, recentemente restaurato dopo il terremoto del 2016, troviamo infatti le sibille, rappresentate nell’iconografia come profetesse della venuta del Cristo, così come nella Chiesa di Santa Maria nella vicina Montegallo.

In fin dei conti per ripercorrere il mito e conoscere l’affascinante territorio dei monti azzurri, la Sibilla val bene una giornata di trekking in montagna o una più comoda visita al Santuario dell’Ambro, non credete?

JoinMarche